La vita cristiana ha come linfa il rapporto con il Padre, che si esprime nel dialogo filiale della preghiera quotidiana. Il vangelo di questa domenica inizia con una provocazione alla vita di noi tutti. Gli apostoli non chiedono a Gesù delle formule nuove di preghiera – ne avevano già a disposizione nel libro dei salmi – ma di entrare nel modo con cui Lui sta davanti al Padre suo. Insegnaci a pregare è la richiesta di entrare a far parte di una vita, è l’immersione nell’abbraccio eterno tra il Figlio e il Padre, nello Spirito Santo. La preghiera non può essere ridotta ad una formula anche se evidentemente bisogna evitare l’eccesso opposto che è lo spontaneismo, in quanto la preghiera cristiana, a differenza di tutte le altre religioni, è la preghiera che Dio stesso ha rivelato all’uomo per rivolgersi a Lui.
Che cosa chiedere a Dio? Gesù fa esempi molto concreti: il pane e i pesci, segni del vivere quotidiano. Bisogna chiedere tutto a Dio, ma in particolare Gesù alla fine del vangelo di oggi ci invita a chiedere lo Spirito Santo, quel dono speciale che ti aiuta a chiedere senza pretendere, a chiedere con povertà di cuore, a chiedere e a saper cedere alla richiesta se si riconosce che essa non è quello che Dio pensa per noi. Lo Spirito ci spinge a insistere con Gesù e con Dio. La preghiera Cristiana è preghiera di figli e quante volte i figli chiedono a papà e mamma in un giorno? Migliaia di volte sono lì che chiedono e attendono e non sempre le loro richieste sono esaudite. Non per questo smettono di aver fiducia nei genitori. liberi nel chiedere tutto, ma anche liberi nel accettare tutto quello che Dio nella sua sapienza oserà donarci.