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Commento al vangelo domenica 14 luglio 2019

La parabola del buon samaritano vuole essere un chiaro insegnamento di Cristo che porta una correzione e una definitiva interpretazione riguardo la legge di Mosè. All’interlocutore che il Signore ha davanti viene chiesto di inoltrarsi in una nuova dimensione, che è quella dell’amore di Dio, il suo cuore.

Dobbiamo stare attenti a non leggere in maniera sentimentale le parabole evangeliche e in generale tutto la Sacra Scrittura. Noi uomini e donne occidentali,  educati da una tradizione cristiana bimillenaria, proviamo sconcerto per la reazione dei due uomini religiosi, ma perché siamo cresciuti in questa cultura dove l’uomo bisognoso va sempre aiutato. Ma se noi andiamo al contesto religioso dell’epoca possiamo capire che il loro modo di comportarsi è perfettamente coerente con il loro credo religioso. Infatti a queste categorie di persone la legge mosaica proibiva di venire a contatto con il sangue, pena il non potersi accostare alla santità del tempio e trovarsi quindi nell’impossibilità di adempiere i sacrifici e i vari riti cultuali.

L’uomo ferito è l’immagine dell’umanità ferita dal peccato, che ci ha portato da Gerusalemme (simbolo del cielo a cui siamo chiamati) a Gerico, la città distrutta da Giosuè, nella depressione del mar Morto. Questa parabola discendente è il simbolo del male che vuole strapparci al cielo per condurci negli inferi della disperazione.

Ma la legge davanti al male cosa può fare? Al massimo dichiarare la nostra colpevolezza, ma niente di più. Non può cambiare nulla di noi.

Chi salva l’uomo? Un samaritano, un eretico secondo i giudei, un uomo “libero” davanti alla legge. E’ il simbolo di Cristo, l’uomo libero per eccellenza, perché all’origine di tutta la legge e suo compimento. Per vincere la legge bisogna essere più grandi di essa. Solo un cuore pieno di amore può superare i precetti e guardare negli occhi l’uomo concreto e ferito. Per Cristo la salvezza dell’uomo è la maggior forma con cui dare gloria a Dio, come diceva il grande sant’Irene di Lione “gloria Dei homo vivens”.

Chiediamo al Signore di vivere la vita di fede con i suoi riti, le sue consuetudini cultuali, i suoi comandamenti come una strada per arrivare ad ottenere il cuore del buon samaritano. L’alternativa a questo è ridurre la fede ad un divano comodo che ci allontana dal campo di cui, l’unico vero luogo dove siamo chiamati a testimoniare la fede. Avete mai visto un divano in mezzo ad un campo?

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